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Realizzazione di una radio a galena

Progetti
La mia radio a galena
Molti anni fa, all'età di quattordici anni, la mia sete di conoscenza veniva colmata leggendo libri di radiotecnica che prendevo nella biblioteca comunale del mio paese. Il bibliotecario era molto simpatico, e a volte mi consigliava altri tipi di lettura, ma la mia attrazione era solo verso quei libri pieni di progetti, formule e schemi elettrici anche se non avevo ancora la piena comprensione degli argomenti trattati.
Poi aprivo il mio quaderno degli appunti di elettrotecnica e trascrivevo tutti i progetti che più mi interessavano, con particolare attenzione al disegno sia elettrico che meccanico.
Così, decisi un giorno di costruire la mia prima radio. Mi procurai quindi i componenti che servivano, ed iniziai l'assemblaggio.
Sono passati molti anni ed ora non ricordo altri particolari di questa mia costruzione, però ho conservato alcuni dei coomponenti utilizzati; la scatola di legno, che era quella della marmellata che la mamma comperava e che mi aveva messo da parte, il condensatore variabile, il filo per l'avvolgimento ed il nucleo della bobina provenivano invece da una vecchia radio a valvole non funzionante che mio papà mi aveva portato a casa perchè era quello che nella sua semplicità e nel suo piccolo poteva fare per la mia passione, poi lo schema elettrico sul vecchio quaderno di elettrotecnica che conservo ancora.
Il mio primo stagnatore lo ricordo ancora perchè lo acquistai con la mamma al banco di ferramenta nel mecato del paese, aveva la punta larga e ovviamente non aveva il controllo della temperatura come quello professionale che utilizzo ora, ma lo usai per molto tempo con grande soddisfazione e privilegio.
Guardando questi vecchi componenti che utilizzai molti anni fa, decisi di ripetere la costruzione di quella semplice radio come feci allora, ma di farlo prendendo spunto anche dalla filosofia giapponese del Kintsugi, dove una oggetto rotto senza più valore viene riparato con oro creando una nuova forma da cui nasce una storia ancora più preziosa. Cercherò quindi di valorizzare questa mia nuova realizzazione utilzzando materiali pregiati e tecnologie raffinate, dando ancora più valore a questa storia per me così preziosa.
I componenti principali che andrò ad utilizzare sono: un vecchio pezzo di legno, il condensatore variabile utilizzato allora, un cristallo di galena ed una bobina a nido d'ape.
Il pezzo di legno che sarà la base per gli altri componenti, proviene dall'architrave in legno trovato durante la ristrutturazione della mia casa, penso si tratti di un legno di antico ricco della storia di almeno 4 secoli.
La lavorazione è molto difficile perchè il legno è durissimo e per prima cosa procedo alla squadratura, poi usando il trapano a colonna riesco a scavare all'interno del legno, ricavo la parte piana usando una fresa da legno montata sul trapano fisso, quindi il bordo esterno sagomato, e la finitura con carta vetrata.
La bobina a fondo di paniere (L1) , realizzata con filo Litz, viene avvolta su di un apposito supporto, per poi essere fissata con colla vinilica; il numero di spire viene calcolato per ottenere l'impedenza di 680 uH. Il filo Litz, dal tedesco Litzendraht è un filo intrecciato, costituito da tanti piccoli conduttori di rame isolati ed intrecciati, la treccia formata dai singoli fili ha due coperture, la prima in cotone e la seconda in seta. Questo filo viene utilizzato per minimizzare la resistenza elettrica alle alte frequenze sfruttando l'effetto pelle che fu spiegato per la prima volta da Lord Kelvin nel 1887.
Il Detector a cristallo di Galena (D1) (detto a baffo di gatto) lo acquistai alla fiera di Pordenone. la levetta serve appunto per posizionare il contatto a molla su una faccia del cristallo in grado di eseguire la rivelazione del segnale radio.
Il condensatore variabile (C1) è lo stesso che usai negli anni 70, ma qui il problema è quello di farlo lavorare in orizzontale, perchè solo in questo modo può essere contenuto all'interno del supporto in legno realizzato.
A questo proposito andrò a disegnare le varie parti con un CAD per il disegno tridimensionale, per poi realizzare con stampa 3D, un riduttore  con ingranaggio e vite senza fine per far funzionare con perno verticale il condensatore variabile posizionato in orizzontale.


Una volta completato il disegno 3D delle parti che compongono il riduttore a 90 gradi, procedo alla stampa, e poi all'assemblaggio di tutte le parti che compongono il nuovo condensatore variabile; come si vede da foto, il perno dove andrà fissata la vite senza fine e la manopola, è realizzato in alluminio lavorato al tornio.
Le boccole che serviranno per connettere il rivelatore a galena, la bobina a paniere, la cuffia ad alta impedenza e l'antenna, serviranno anche per il cablaggio interno del condensatore in poliestere da 2,2nF e dei collegamenti necessari come da schema elettrico.
Queste boccole sono realizzate in ottone, che andrò a rivestire con un sottile strato d'oro utilizzando una apposita soluzione in un bagno galvanico casalingo.
Il cablaggio interno come da schema, lo realizzerò utilizzando del filo di argento che andrò a saldare sulle boccole dorate.
A questo punto il lavoro è completato e manca solo il test finale:  inserisco nelle boccole la bobina a fondo di paniere, il rivelatore a galena, la mia vecchia cuffia ad alta impedenza acquistata alla fiera di Pordenone, e l'antenna che consiste in un lungo filo di rame.
L'estrema semplicità del circuito di sintonia che non consente di separare le varie stazioni creando un incomprensibile minestrone sonoro, ormai non è più un problema, le stazioni che trasmettono nelle onde medie sono pochissime; ma sono fortunato, durante le ore serali quando la propagazione è maggiore, ruotando il condensatore di sintonia, delle flebili note musicali in cuffia mi confermano che la mia radio a galena funziona.
E' sempre per me una soddisfazione quando un progetto realizzato funziona, ma in questo caso lo è ancora di più perchè questo mio progetto proviene da tempi molto lontani.



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